Nel mondo animale esistono comportamenti affascinanti che a volte arrivano a sfidare la nostra comprensione razionale e quasi a minare quello che è il nostro diffuso senso di controllo e conoscenza. Tra questi, uno dei più sorprendenti è la capacità istintiva degli animali di riconoscere e utilizzare piante o altre sostanze naturali per curarsi. Questo comportamento si basa sul concetto di autoselezione e ci aiuta a intuire il legame esistente tra istinto, benessere e natura.
L’autoselezione è il principio base della zoofarmacognosia, la scienza su cui si basa l’aromaterapia per animali che la nostra Scuola insegna e divulga.
E rappresenta la manifestazione di come gli animali siano in grado di prendersi cura della propria salute, selezionando elementi presenti nel loro ambiente per alleviare dolori, eliminare parassiti o anche per calmarsi dissipando eventuale stress. L’aromaterapia trae ispirazione da questi principi, integrando il concetto che l’organismo ha un’intelligenza propria e sa di cosa ha bisogno per stare bene.
L’autoselezione è quindi il comportamento attraverso cui un animale sceglie in modo spontaneo, guidato dal suo istinto e dalle sue necessità fisiologiche, determinate sostanze naturali. Può scegliere tra piante, argilla, resine o perfino sostanze emesse da insetti, col fine ultimo di riequilibrare il proprio stato di salute. Il più delle volte si tratta di comportamenti istintivi e innati, che emergono in quei momenti di malessere fisico o psicologico.
Molti animali, selvatici e non, mostrano segnali chiari di autoselezione. Se prendiamo l’esempio più semplice di un cane che, pur non avendo mai mangiato erba prima, inizia a farlo per aiutarsi a vomitare e a depurare lo stomaco. Viene guidato dal suo olfatto e dal suo istinto nella scelta dell’erba da ingerire e anche di quanta ingerirne.
I gatti possono scegliere di annusare o strofinarsi su certe piante, come ad esempio la nepeta cataria, per favorire il rilascio di serotonina e alleviare lo stress grazie all’azione di alcuni composti che vengono prodotti da questa pianta e che il gatto può recepire tramite l’olfatto.
Istinto, olfatto e gusto agiscono in sinergia per indirizzare l’animale verso ciò che può favorire il suo riequilibrio interno. Non è magia, è biologia raffinata. L’animale percepisce i composti presenti nel rimedio scelto e li associa in modo innato al proprio bisogno del momento.
Tutto questo vale per gli animali in natura, ma anche per gli animali domestici che, se messi correttamente a contatto con una varietà di rimedi naturali, sono in grado di selezionare ciò che può aiutarli.
Nel caso degli animali domestici si parla spesso di autoselezione facilitata. In particolare, in contesti terapeutici, il ruolo della persona è quello di rendere disponibili i rimedi che potrebbero essere utili all’animale. Possono essere presentati in forma di oli essenziali, idrolati, erbe secche. Lasciando la libertà all’animale di scegliere in autonomia.
Per capire questo processo, è fondamentale avere una profonda fiducia nell’intelligenza biologica dell’animale, un principio che può rivoluzionare il modo in cui pensiamo al loro benessere. Non più solo somministrazione passiva di cure, ma partecipazione attiva al proprio processo di guarigione.
Il termine zoofarmacognosia deriva dal greco antico: zoo significa animale, pharmacon è il rimedio e gnosis la conoscenza. Indica appunto la capacità degli animali di conoscere istintivamente i rimedi naturali presenti nell’ambiente. Ne abbiamo parlato in questo articolo con particolare riferimento ai cani. Questo comportamento è stato osservato e documentato in diverse specie animali, a partire dai primati. Ma sono stati evidenziati comportamenti analoghi anche nei ruminanti, negli uccelli e perfino negli insetti.
Tra gli esempi più noti ci sono gli scimpanzé che, quando affetti da disturbi intestinali, masticano foglie ruvide non digeribili solo per stimolare la motilità intestinale e liberarsi dai parassiti. Oppure i pappagalli dell’Amazzonia, che ingeriscono particolari tipi di argilla per neutralizzare le tossine presenti in alcuni semi della loro dieta. E ancora gli orsi sono stati osservati mentre si strofinano contro certe cortecce resinose per sfruttarne le proprietà antisettiche, probabilmente per proteggere la pelle da infezioni o insetti.
Alcuni insetti, come le formiche, aggiungono resine di conifera ai propri nidi per difendersi da batteri e funghi. Gli elefanti africani, sono stati visti cibarsi di foglie di alcune piante solo in particolari periodi dell’anno, in coincidenza con la gestazione o il parto. Si è rilevato poi che queste foglie hanno effetti simili a quelli dell’ossitocina.
E gli esempi possono essere infiniti. La zoofarmacognosia è una scienza. E rappresenta un approccio all’osservazione del comportamento animale e riconosce l’esistenza di un sapere naturale.
Non si tratta solo di istinto cieco, ma di una vera e propria farmacognosia spontanea, cioè una forma di medicina naturale. Gli animali sanno molto più di quanto pensiamo. Dovremmo riprendere a studiare e a imparare da loro.
Dalla zoofarmacognosia nasce l’aromaterapia come la conosciamo e la utilizziamo noi della Scuola di Aromaterapia per Animali.
L’aromaterapia è la pratica che utilizza oli essenziali per migliorare il benessere fisico, mentale ed emotivo. Le sue radici sono profondamente legate ai principi dell’autoselezione animale. Gli oli essenziali, infatti, sono l’estratto concentrato dell’anima della pianta. Una sorta di medicamento vegetale, ricco di molecole bioattive che l’organismo può riconoscere.
Gli animali percepiscono le molecole aromatiche e scelgono in base alle loro esigenze, ma anche gli esseri umani possono imparare a connettersi con il proprio istinto e scegliere gli oli essenziali che rispondono a un loro bisogno interiore. Questo avvicina l’aromaterapia non solo a una pratica di benessere, ma anche a un’esperienza sensoriale profonda e individuale.
Nel mondo animale, l’aromaterapia si integra alla perfezione con l’autoselezione. Rappresenta infatti un modo per aiutare quegli animali come i nostri cani, i nostri gatti e tutti gli animali che non hanno libero accesso alla natura e ai suoi rimedi, permettendo loro di entrare in contatto con una forma più concentrata di natura. Quella che troviamo all’interno delle boccette di oli essenziali.
Un cane potrebbe rilassarsi profondamente con la lavanda, mentre un cavallo potrebbe evitare l’olio essenziale di camomilla ma scegliere con entusiasmo il neroli. Non è questione di preferenze personali verso un certo profumo. Sono risposte fisiologiche specifiche, guidate da necessità precise. Siano esse fisiche o emotive.
Questo approccio oggi viene utilizzato anche in ambito umano, in una sorta di olfattoterapia intuitiva. In cui la persona, guidata ma non influenzata, annusa diversi oli essenziali e seleziona quelli che risuonano maggiormente con il proprio stato emotivo o fisico.
C’è un ponte tra uomo e animale che passa attraverso l’olfatto e l’istinto. Un linguaggio invisibile ma potente, in grado di raccontare bisogni profondi e suggerire soluzioni naturali. La chiave sta nel rallentare, osservare e ascoltare: noi stessi, gli altri, gli animali che vivono con noi e la natura.
In un mondo che tende a disconnettere gli animali, ma anche l’essere umano dal suo lato più istintivo e naturale, l’autoselezione e le conoscenze innate e istintive degli animali ci ricordano che, a volte, ciò che cura e di cui abbiamo bisogno, è già dentro di noi o appena sotto il nostro naso.